È un concetto che mi frulla in testa da giorni e, proprio nel giorno della marmotta, ho deciso di cogliere l’occasione per fermarlo; cogliendo anche l’occasione per riscrivere dopo molto tempo sul mio blog.
Come scrissi qualche tempo fa, la narrazione cinematografica che tratta il tema dei viaggi nel tempo, seppur non definibile in un genere vero e proprio, è tra la tipologia di film che preferisco.
Tra questi, un sottogenere a sé, è quello dei film che trattano il loop temporale. Ovvero quelli che utilizzano il meccanismo narrativo per il quale una storia torna nel punto dalla quale è partita; mantenendo la coscienza del protagonista conscia di ciò che è successo fino a quel momento.
Tutto cominciò con "Ricomincio da capo" (Groundhog Day) di Harold Ramis che nel 1993 mise in scena per la prima volta questo tipo di espediente narrativo in un lungometraggio che “detta le regole” di questa tipologia di film.
Per dovere di cronaca nel 1990 c’era stato il cortometraggio "12:01" di Jonathan Heap che raccontava di un uomo costretto a rivivere sempre la stessa ora, diventato poi un lungometraggio di Jack Sholder.
Il genere poi è stato affrontato più e più volte, non sempre in modo dignitoso, ma lentamente è diventato un vero e proprio filone.
Giusto per consigliare quelli che preferisco, oltre al capostipite di Ramis (di cui esiste anche il dignitosissimo remake italiano "È già ieri" di Giulio Manfredonia); cito il fanta-action "Edge of Tomorrow" di Doug Liman, la serie Netflix "Russian Dolls" e il recentissimo vincitore del Sundance 2020 "Palm Spring" di Max Barbakow; dal quale nasce appunto la riflessione di cui parlavo inizialmente.
In questi film, l’arco evolutivo del protagonista è quasi sempre il medesimo. In qualche modo accumunabile ai cinque stadi dell’elaborazione del lutto: negazione, rabbia, contrattazione, depressione ed accettazione.
Il processo mentale della persona intrappolata nel loop è sempre quello di passare da una fase di rifiuto ad una di svacco totale; per poi finire per trovare il modo di migliorare se stesso ed uscire a quel punto dall’anello temporale.
Quello su cui riflettevo, in seguito alla chiacchierata con Nico e Giulia sul podcast Devastante (che potete trovare su Goldworld); è quanto questa tipologia di film sia perfetta per lo stile di vita che stiamo vivendo in questo periodo pandemico.
Viviamo giornate sempre più simili tra loro, scandite solo dai nostri impegni lavorativi e famigliari; ma in un modo o in un altro siamo passati tutti da quel tipo di fasi e la cosa che ci scordiamo spesso di tutelare è la nostra salute mentale, messa alla prova da queste giornate a loop.
Quindi il mio pensiero è che, dopo esserci arrabbiati, disperati, aver cercato di dare un senso a questo periodo; cerchiamo di utilizzare questo eccesso di tempo libero forzato per trovare un modo per migliorare noi stessi e sviluppare passioni che abbiamo sempre lasciato in secondo piano o che comunque non abbiamo mai avuto modo di approfondire.
Magari potremmo imparare a suonare il pianoforte o conoscere i misteri della fisica quantistica.
Buona giornata della marmotta a tutti!