Proseguendo la mia autoimposizione a guardare contenuti in VR, mi sono imbattuto nell’opera giapponese Dear Viruses di Wang Junjie.
Si tratta di un’esperienza in realtà virtuale creata da un animazione molto semplice e poetica, come degli acquarelli che prendono vita e che cambiano in continuazione, con una voce femminile che, in giapponese, ci accompagna per tutta la durata (molto breve, dura solo tre minuti) del video.
Purtroppo (o forse per fortuna) il contenuto non è sottotitolato e per capire di cosa si tratta ho dovuto ricercare in un secondo momento, ma la forza dell’opera sta proprio nel fatto che questi tre minuti al limite dell’incomprensibile passano velocissimi (ho visto alcuni film in VR di pochi minuti che al contrario sembravano durare ore), proprio perché c'è il giusto equilibrio tra audio e video.
Devo dire che è uno dei pochi lavori di animazione che ho visto fino ad ora che non ricorre all'animazione 3D e quella di Dear Viruses è sicuramente una direzione che è in linea con la mia ricerca nel linguaggio audiovisivo virtuale, perché appunto si basa su qualcosa di molto elementale.
Andando poi a rileggere di cosa parlasse il testo, fondamentalmente viene fuori una missiva alla forma di vita che chiamiamo virus con la speranza di trovare una chiave per coesistere. Il rapporto tra uomo e virus è poeticamente espresso da una prospettiva diversa, sicuramente un approccio rivoluzionario che si sposa perfettamente con il linguaggio scelto per esporlo.
Lo trovate su tutte le piattaforme virtuali, come Oculus Store, VeeR e SteamVR.
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