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Ondadurto Teatro

C’era una volta VR

“C’era una volta VR” è la trasposizione in realtà virtuale spettacolo teatrale omonimo a 360 gradi, prodotto in collaborazione con la compagnia Ondadurto. Le favole della tradizione vengono proposte in una versione noir, molto più realistica. Il bene e il male si scontrano, mentre la patina leziosa e artefatta è andata perduta.

C’era una volta VR

  • - 57'
  • Regia Omar Rashid, Lorenzo Pasquali, Margò Paciotti
  • Direzione VR Omar Rashid
  • Produzione Gold, Ondadurto Teatro
  • Cast Chiara Becchimanzi , Giorgia Conteduca , Daniele Ginnetti , Marco Golinucci , Valerio Marinaro , Giorgia Marras , Sara Mennella , Lorenzo Pasquali , Dario Vandelli , Giulia Vanni
  • Post Produzione Sasan Baha, Cosimo Lombardelli
  • Sound Design Luca Fortino
  • Presa Diretta Luca Fortino
  • Grafica Azzurra Giuntini

Sono stato contattato da Lorenzo Pasquali di Ondadurto per una collaborazione artistica. Lorenzo e Margò Pacinotti, con la loro compagnia teatrale, realizzavano spettacoli in tutto il mondo utilizzando grandi macchinari. Durante la pandemia, come molti, si sono dovuti fermare. Ondadurto organizzava anche un festival e, pre-pandemia, aveva ospitato “Segnale d’Allarme”, un’opera teatrale in realtà virtuale che avevamo prodotto.

Dopo qualche settimana ci siamo incontrati, approfondendo i nostri lavori. Abbiamo individuato “C’era una volta”, uno spettacolo ispirato alle fiabe, come adatto per la trasposizione in VR.

I loro spettacoli erano molto scenici e fruibili da lontano grazie ai grandi macchinari, come un lungo braccio metallico con una Vespa Piaggio manovrata a mano per farla “volare”. Questi strumenti erano spettacolari da lontano e affascinanti da vicino.

L’intuizione fu quella di ribaltare il punto di vista dello spettatore, mettendolo al centro della performance. Utilizzammo lo spazio di costruzione dei loro macchinari a Fiumicino, con gru sullo sfondo che sostenevano enormi luci. I macchinari e la telecamera furono piazzati su un piedistallo mobile con perno centrale, permettendo la rotazione senza perdere il centro. I performer spostavano la pedana, integrando questa azione nella narrazione.

Il risultato fu soddisfacente: non avevamo snaturato l’opera originale, ma l’avevamo adattata perfettamente al nuovo linguaggio. Lo spettacolo debuttò a Praga e continuò a girare per i festival italiani.