Gold Greece — Un sogno interrotto ad Atene

Nel 2008, nel negozio di Via Verdi, entrò John — in realtà Ioannis Tsekmes, ma tutti lo chiamavano così. Aveva un’energia contagiosa e un’idea chiara: stava creando ad Atene qualcosa di simile a quello che stavo costruendo io a Firenze.
Aveva aperto un negozio legato al mondo underground, Silver 925, dove vendeva bombolette spray, accessori per writers e promuoveva eventi hip hop, dando voce a una scena culturale viva e pulsante.
John mi raccontò del suo progetto e mi disse che voleva importare Gold in Grecia.
Fu uno di quegli incontri che ti cambiano prospettiva: Firenze, per quanto la ami, ha sempre avuto limiti “di paese” quando si parla di ambizioni internazionali. Sentire che, da un’altra parte d’Europa, qualcuno guardava al mio lavoro come a un modello, fu una spinta enorme.
Dopo due ordini importanti di abbigliamento, al terzo mi invitò ad Atene per incontrare il suo gruppo di lavoro.
Oltre a lui c’erano Kostantinos Sapanas, fotografo; Dimitrios Karageorgiou, finanziatore; e Karampasis Eleftherios, grafico.
Faceva parte del team anche Dimitrios “Mimis” Karageorgiou, che gestiva la parte logistica e amministrativa, mentre Kostantinos documentava tutto attraverso la fotografia.
L’idea era chiara: costituire una società per la distribuzione ufficiale di Gold in Grecia, con un showroom sopra il negozio Silver 925, e costruire un canale locale di vendita e comunicazione.
Io fornivo i capi neutri, loro curavano stampa, vendita e marketing, con una rete di distribuzione che si stava già strutturando. Passai due giorni ad Atene, il 6 e 7 febbraio 2010, a lavorare con loro su campionari, schede prodotto e catalogo. L’entusiasmo era alle stelle: finalmente Gold varcava i confini italiani.
Ma poche settimane dopo arrivò la notizia che non avrei mai voluto ricevere.
Dal suo indirizzo, scriveva suo fratello: John aveva avuto un incidente in moto ed era morto sul colpo.
Ricordo ancora quella mail come una pugnalata.
Non era solo un collaboratore, ma una persona che aveva creduto profondamente in Gold e nel suo potenziale.
La Gold Grecia non si è mai realizzata, ma ogni volta che penso a quei giorni ad Atene — al sole che entrava nello showroom, alle bombolette accatastate, alle nostre discussioni sulla grafica delle maglie — mi sembra che quel progetto sia comunque esistito.
Un sogno interrotto, sì, ma reale nella sua intenzione.
E ogni cosa che ho fatto da allora, in un certo senso, la porto avanti anche per lui.
John, il cui vero nome era Iannis, fu uno dei supporter di Gold che più mi aiutò a credere che quello che stavo facendo andava nella giusta direzione. Firenze, per quanto la ami, è sempre stata più vicina a un paese che a una città quando si tratta di ambizioni extraterritoriali. Sentire da qualcuno che, in un’altra parte d’Europa, c’era interesse per quello che stavo costruendo fu una spinta incredibile.
Fece due ordini importanti di abbigliamento e, al terzo, nel 2010, mi invitò ad Atene per progettare qualcosa insieme. Accettai con entusiasmo e insieme ragionammo su diverse strade per sviluppare il brand e rafforzare la nostra collaborazione. Ma poche settimane dopo il mio viaggio, la notizia che non avrei mai voluto ricevere: John ebbe un bruttissimo incidente in moto e se ne andò. Lo venni a sapere tramite suo fratello, che utilizzò la sua email per comunicare la tragedia a tutti i suoi contatti.
Fu una botta tremenda. John non era solo un collaboratore, ma una persona che aveva creduto profondamente in Gold e nelle sue potenzialità. Penso spesso a lui e a quella scintilla che mi ha aiutato a vedere oltre il mio piccolo orticello. Ogni cosa che ho fatto da allora, in un certo senso, la dedico anche a lui.