Nozze coi fichi secchi

Il matrimonio con Margherita è stato una festa improvvisata e punk, realizzata con il supporto degli amici. Un momento condiviso che porteremo sempre con noi.

Il 20 luglio io e Margherita ci siamo sposati. Era un periodo particolare, in cui ci eravamo trovati a vivere distanti: lei si era appena laureata e si era trasferita ad Amsterdam, uno degli obiettivi che mi aveva raccontato già dal nostro primo incontro, nel gennaio del 2010. Io avevo valutato di raggiungerla, ma una serie di eventi mi avevano bloccato a Firenze, a gestire il negozio.

Nonostante la distanza riuscivamo comunque a vederci spesso, e quasi sempre succedeva in occasione di matrimoni. Eravamo chiaramente in quella fase della vita in cui tutti i nostri coetanei cominciavano a sposarsi. E ogni volta che ci trovavamo a partecipare a uno di questi eventi, percepivamo quanto fosse complicato organizzarne uno: location, inviti, budget, compromessi, ansie.

Un giorno, parlando di tutto questo, Margherita mi disse che stava bene con me e che ipoteticamente mi avrebbe sposato. Io colsi la palla al balzo e le dissi: “Facciamolo. Ma a modo nostro.”

Non avevamo soldi, né volevamo coinvolgere le nostre famiglie per non trovarci in una situazione simile a quelle che criticavamo, quindi pensammo a una festa punk alla Casa del Popolo di Fiesole, sulla terrazza, che aveva una vista bellissima. La chiamammo “Nozze coi fichi secchi”. Ma a un mese dalla data ci cambiarono le condizioni, e da un giorno all’altro dovemmo cercare un piano B.

Per fortuna un gruppo di amici (Federico, Davide, Manfredi e Marco) ci propose la loro casa nelle campagne fiesolane, che già usavano per fare feste. E fu la scelta migliore che potessimo fare.

Quel giorno pioveva, e noi avevamo immaginato tutto all’aperto, ma grazie all’aiuto di tutti gli amici presenti riorganizzammo tutto in pochissimo tempo. Non avevamo fatto inviti veri e propri, solo una mail e un sito fatto da Gugo e Goran. Quindi non avevamo idea di chi sarebbe venuto.



Ci sposammo con il rito buddista e Sara ci fece da “presentatrice”, insieme a Tamiko che si occupò della cerimonia e Renato e Irene che fecero il Sokahan e la Byakuren (coloro che si presero cura della cerimonia del tè e della gestione del Gohonzon, l’oggetto di culto).

Alla fine eravamo più di cinquecento. Alcuni sconosciuti, che avevano solo sentito parlare del “matrimonio di Gold”. Portammo da bere, improvvisammo, sudammo. E fu una festa pazzesca. Una di quelle giornate che ti restano attaccate addosso.

Un sacco di amici si occuparono della musica, in primis Shino e Riccardo, che fecero ballare anche me (forse la prima volta che ho ballato con Margherita). Venne addirittura Hiro dal Giappone a suonare per noi.

Il giorno dopo eravamo stanchi morti, ma con un sorriso stampato in faccia che ci ricordiamo ancora.