 
Sono stato invitato da Michele Crocchiola a parlare, insieme a Gianluca Milli della Street Level Gallery, del film di Geco, The Art of Disobedience, proiettato all’Astra l’8 maggio.
Il film è un documento potente, nel puro stile writing: racconta un personaggio e il suo mondo con sincerità e — uso il termine con spirito — con tutto l’ego che caratterizza questa cultura.
Purtroppo, la proiezione coincise con la semifinale (persa) della Fiorentina contro il Betis.
Così ho visto il film con un occhio alla partita, dimostrandomi il king dell’art of multitasking.
Ho scritto un articolo su Goldworld.it che riprende l’esperienza (senza essere una presentazione formale) ma un incontro necessario.
Geco ha avuto il coraggio di fare un film sul writing da dentro — non da un critico o un sociologo — e questo fa la differenza.
Ho un passato da writer; alcune dinamiche le sento ancora sulla pelle.
E in un tempo in cui l’immagine urbana viene regolata, stilizzata e censurata, film come questo ci ricordano che il writing non chiede permesso, ma impone di essere guardato.