Drive Your Style — Quando la macchina diventa palco
Una delle difficoltà più grandi nel proporre progetti in realtà virtuale è far capire che si sta parlando di un linguaggio nuovo.
Nei primi anni, ogni volta che cercavo di spiegare un’idea immersiva, partiva il solito “ah, tipo…” — e lì capivo che era finita.
Per questo, quando mi si presentò l’occasione di fare una proposta ad Audi, in occasione del Bright Festival 2018, decisi di preparare qualcosa di concreto.
Con Margherita Landi (mia moglie) avevamo da poco realizzato un test, ispirato alla scena iniziale di La La Land: quella in cui, bloccati nel traffico, tutti scendono dalle auto per ballare.
Ci chiedemmo come sarebbe stato portare quella stessa energia dentro un’auto, in uno spazio chiuso e intimo.
Girato nella macchina di mio padre, il test univa la danza alla tecnica del taglio invisibile di Méliès, sfruttando i sedili come quinte per creare un cambio d’abiti “magico”.
La prima versione sperimentale la presentammo a Lugano, durante un evento organizzato da Netcomm Suisse, dove ero stato invitato come azienda attenta alle nuove tecnologie.
Fu lì che capii che l’idea funzionava: bastava farla vedere.
Quando poi arrivò l’occasione con Audi, mi presentai con il visore carico di quel video e dissi semplicemente: “Rifacciamolo, ma con una vostra auto”.
Loro accettarono subito, mettendoci a disposizione una E-Tron, esposta al festival ma invisibile dall’interno.
Nacque così Drive Your Style: una performance immersiva girata dentro l’auto, trasformata in un piccolo palcoscenico VR.
Da semplice esperimento, il progetto ha continuato il suo viaggio, arrivando fino al Giffoni Film Festival 2019, dove è stato presentato come esempio di contaminazione tra danza, tecnologia e linguaggio immersivo.
