Proto VR
Con PROTO VR ho voluto fare un salto indietro nel tempo, alle origini del cinema.
Da sempre penso che la realtà virtuale sia, in fondo, il luogo ideale dove riscoprire la meraviglia dei Lumière e l’immaginazione di Méliès — due estremi che rappresentano le radici di tutto ciò che è venuto dopo.
Ho deciso quindi di ripercorrere, attraverso quattro brevi esperimenti, le tecniche che hanno definito la nascita del linguaggio cinematografico, trasportandole in un contesto immersivo.
Tutto parte da L’Arrivo di un treno nella stazione di Torrenieri, girato durante il centenario della sua fondazione.
Un omaggio al primo shock visivo della storia: il treno dei Lumière che sembrava venirti addosso.
Volevo ricreare quella stessa sensazione, ma nel presente — mescolando costumi d’epoca e smartphone, passato e contemporaneità nello stesso fotogramma.
Poi c’è Drive Your Style, girato a bordo di un’auto con Margherita Landi, mia moglie, danzatrice e collaboratrice in tanti progetti.
Un gioco di apparizioni e sparizioni, pensato per riscoprire in VR i trucchi di Méliès e la leggerezza della magia.
Dentro uno spazio ristretto come un abitacolo, il corpo diventa cinema, e i suoi movimenti guidano lo sguardo dello spettatore in ogni direzione.
Con Drumpossible ho ripreso lo stesso principio, ma applicandolo alla musica: il batterista Fabio Vitiello si moltiplica suonando con sé stesso, come in una jam infinita.
A questo punto lo spettatore ha già imparato a guardarsi intorno, a seguire l’azione a 360°, a muoversi nello spazio del film senza istruzioni.
Infine Being Omar Rashid, nato come test e diventato un piccolo corto sulla presenza e l’identità.
Un gioco ironico, dove moltiplico me stesso all’interno del mio ufficio, omaggiando Being John Malkovich di Spike Jonze e chiudendo così un cerchio che parte proprio da Méliès: l’idea di potersi sdoppiare, sparire, riapparire — e, stavolta, guardare ovunque.
I quattro cortometraggi sono disposti in quest’ordine proprio per questo: perché accompagnano lo spettatore dentro il linguaggio della realtà virtuale, passo dopo passo.
Dal primo movimento, ancora timido e curioso, fino alla piena consapevolezza di abitare un mondo sferico, dove non esiste più un punto di vista unico.
PROTO VR è, in fondo, un piccolo manuale immersivo sulla grammatica della visione.
Un modo per guardare avanti tornando indietro, per dimostrare che la realtà virtuale non è soltanto tecnologia, ma un ponte tra il primo stupore del cinema e quello — ancora possibile — di oggi.





